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RAFFAELLA, PICCOLA POETESSA ROMANA DAL CUORE D'ORO

Poco distante dalla sepoltura di Dionisio Romeo Chiodi, l'eroico ragazzino di cui ho parlato qui, si trova la tomba di un'altra bambina ricordata con grande affetto dai romani, cosa che si può notare,  anche in questo caso, dalla presenza di fiori sempre freschi e di statuine di angioletti e orsetti.


Si chiamava Raffaella La Crociera, nata il 23 novembre 1940. Una bimba purtroppo molto sfortunata: all'età di soli tredici anni si ritrovò costretta a letto da una subdola malattia, il lupus eritematoso cronico. È proprio dal suo letto da inferma che la ragazzina seguiva tramite la radio, con sincero dispiacere ed empatica partecipazione, la notizia del tragico nubifragio che si abbatté sulla costiera salernitana nell'ottobre del 1954, seminando tra la popolazione locale morte, dolore, perdite e fame.
La Rai diffuse un disperato SOS, chiedendo al popolo italiano di partecipare con donazioni per aiutare le vittime.

Raffaella avrebbe tanto voluto aiutare queste persone, in particolare bambini come lei. In fondo lei conosceva la sofferenza, e questo la rendeva ancora più sensibile verso il dolore altrui. Purtroppo, però, non possedeva nulla, non poteva nemmeno muoversi dal suo letto, e i genitori avevano già dilapidato i loro risparmi nel disperato tentativo di curarla.
Decise così di offrire l'unica cosa preziosa che possedeva: la capacità di scrivere poesie.
Sin dai sei anni, infatti, Raffaella riempiva quaderni su quaderni con componimenti, in italiano e in dialetto, ispirandosi alla sua quotidianità, fatta di piccole cose semplici, viste e interpretate con gli occhi ingenui e genuini di una bambina.
Così scrisse una lettera alla redazione della Rai, che recitava pressapoco così:

 

"Cara RAI,
sono molto malata da oltre un anno. I miei genitori hanno speso tutto quello che avevano per guarirmi. E io non ho nulla da offrirti per i bambini del Salernitano. Ti offro questa mia poesia:

“Er zinale”
Giranno distratta pe casa,
tra tanta robba sfusa,
ha trovato: ah! come er tempo vola,
er zinale de scola.
Nero, sguarcito,
Un pò vecchio e rattoppato,
è rimasto l’amico der tempo passato.
Lo guarda e come se gnente fusse
a quell’occhioni
spunteno li lucciconi,
e se rivede studente
allegra e sbarazzina
tanto grande, ma bambina.
Lo guarda e come un’eco risente
quelle voci sommesse: Presente!
Li singhiozzi, li pianti,
li mormorii fra li banchi,
e senti…senti…
pure li suggerimenti.
Tutto rivede e fra quer che resta,
c’è la cara sora maestra.
Sospira l’ècchese studente, perché sa
che a scola sua non ce potrà riannà.
Lei cià artri Professori, poverina.
Lei cià li Professori de medicina."

In questa poesia si legge tutto il rimpianto di Raffaella per una vita normale, passata come tutti sui banchi di scuola, una vita a cui aveva dovuto dolorosamente rinunciare.

 

Il 31 ottobre il direttore di radio Rai lesse i versi di Raffaella, suscitando in lei e nella sua famiglia emozione e orgoglio. Si trattava, però, solo dell'inizio: la poesia venne infatti messa all'asta, destinando il ricavato alle vittime dell'alluvione.

La Rai venne da quel momento tempestata di telefonate, fino a quando non giunse l'offerta della contessa Cenci-Bolognetti dalla Svizzera, che comunicò di offrire ben mezzo milione di lire, aggiudicandosi così la poesia.

Incredula e piena di gioia, Raffaella seguiva con attenzione tutto questo dal suo letto. Anche la stampa, sia nazionale che estera, dedicò le sue attenzioni alla piccola poetessa dal cuore d'oro, raccontando e diffondendo la sua stupenda storia di solidarietà e amore.

Molte persone proposero doni alla ragazzina, tra cui un famoso negoziante di Roma, Fausto Arnesano, che le promise una stupenda bambola. 

Purtroppo la storia si concluse bruscamente nel giro di pochi giorni: il 2 novembre Raffaella, stremata dalla malattia, ma comunque felice di aver lasciato una traccia di sé aiutando tante persone, spirò nel suo letto, circondata dall'amore della sua famiglia. La tanto desiderata bambola promessa da Arnesano non poté far altro che accompagnare il feretro di Raffaella durante il funerale, a cui parteciparono commossi moltissimi cittadini romani, e non solo.

 

Il 20 novembre la famiglia La Crociera venne convocata alla cerimonia per il Premio della Bontà "Livio Tempesta", che venne consegnato nelle mani di Marinella, la sorellina di Raffaella, direttamente dal sindaco di Roma, in memoria del gesto altruista della piccola poetessa. In suo onore, inoltre, come nel caso di Dionisio, vennero intitolate due scuole, una a Roma e una a Salerno.

Murales in onore della piccola poetessa realizzato sul muro della scuola romana intitolata a Raffaella (foto: Paolo Ricciotti)
Murales in onore della piccola poetessa realizzato sul muro della scuola romana intitolata a Raffaella (foto: Paolo Ricciotti)
La street artist Alice Pasquini mentre realizza il murales (foto: Paolo Riciotti)
La street artist Alice Pasquini mentre realizza il murales (foto: Paolo Riciotti)

Il premio viene ricordato anche sulla tomba di Raffaella, scritto su una lastra di candido marmo alle spalle della statua che raffigura la ragazzina. Opera dello scultore genovese Silvio Minaglia di S. Elia, la scultura riproduce in modo estremamente fedele il volto di Raffaella, la quale reca in mano un quaderno, simbolo della sua dote poetica.

Dote che viene rimarcata sulla lastra di marmo ai suoi piedi, sotto il nome, con la dicitura "Piccola poetessa di Roma".

 

Il volto della bambina viene riportato completamente sereno, spensierato, nonostante il dolore che ha attraversato la sua breve vita a causa della malattia, come a evidenziare quanto un cuore nobile e altruista possa donare davvero la serenità e la fierezza anche in presenza di sofferenza e perdita.


Per la conclusione di questo post lascio parlare direttamente Raffaella, attraverso una sua poesia del 30 giugno 1954, che descrive così bene la condizione precaria, illusoria e fugace della vita umana:

 

"La bolla de' sapone"

Vola leggera, cullata dar vento,

‘na bolla de sapone

è sbucata da ‘n balcone

e ‘mo se dirigge ner firmamento.

E’ felice, è contenta

è libbera e nun lo sa

che se nun sta attenta

ar primo ‘ntoppo scoppierà.

Ve l’ho detto, è ‘na bolla de sapone

è ‘n sogno, ‘n’illusione,

lontata assai da la reartà

e come è nata, così svanirà.

Gira, traballa

nun sta ferma ‘n momento

pare ‘na farfalla

ed er vento se l’è presa pe’ divertimento.

Illusa, spensierata

vola de’ qua e de là

ride gaia, ‘ncantata

su la grande città.

E’ dorce è bella

te viè voja magnalla,

‘nvece è amara come ‘na illusione

perché se sa, è ‘na bolla de sapone.

Calma, lenta ‘nun vola più

nun è ‘na bolla de sapone

è ‘na goccia che scenne giù.

Due articoli di giornale dell'epoca
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